3475447510


facebook
linkedin

               C.f. BRGDGI84A19H501U - P. Iva 16598661003 - Rea RM1672360 - Iscritto all'Albo Unico dei Consulenti Finanziari abilitati all'offerta fuori sede                                   © 2022 Diego Broglia - All Rights Reserved

7274e48e4ef665dc05cb494e4741e4118cda9b4f

Informativa sulla PrivacyInformativa sui Cookie

Quali temi possono essere vincenti sui mercati nei prossimi anni? 
Che ne pensate di un tandem ecologia – scarsità – riuso? 

 

Sono nato nel 1984.

 

I primi ricordi che ho, quelli più nitidi, risalgono a quando avevo 5-6 anni. E crescendo ho avuto come tutti la possibilità di dare spiegazione a cose che da bambini non sempre riusciamo a comprendere pienamente.

 

Negli anni ’90 era di dominio pubblico la lotta al “buco dell’ozono”. Rammento che guardavo le bombolette spray con un misto di paura e senso di colpa. Quelle bombolette, che erano una delle cause di questo “buco”, nel tempo avrebbero contribuito ad innalzare la temperatura del globo. Friggendoci tutti.

 

In uno dei film di Verdone, Al lupo al lupo il personaggio che lui interpreta, Gregorio, gli dedica addirittura il titolo di un compact disc.

 

Considerando le temperature che stanno facendo a gennaio mi viene da esclamare: <<Caspita quanto erano potenti ste bombolette?!?!>>

 

Scherzi a parte…

 

In quegli anni il dibattito scientifico sul tema, stimolato anche da una grande campagna d’informazione, ha portato gli Stati a firmare un trattato internazionale (Protocollo di Montréal) entrato in vigore esattamente 34 anni fa.

 

Un trattato che a quanto pare ha avuto i suoi effetti: è notizia di questi giorni che il buco dell’ozono si è notevolmente ridotto negli ultimi anni.

 

Questo ci da la misura di come eventi di vasta portata per i suoi effetti, anche economici, debbano passare per condivise decisioni politiche.

 

Come è naturale che sia.

 

Pensiamo al costo economico e sociale sostenuto negli anni nelle varie parti del mondo per la conversione della produzione legata a quei beni dannosi per l’ozono. Quel costo doveva essere calcolato, reso sostenibile e portato avanti seguendo un programma.

 

E in questi casi maggiore è il numero di entità coinvolte e la loro convinzione nel portarle avanti, maggiore è il suo successo.

 

Ma se il problema dell’ozono sembra diretto verso una soluzione positiva, di problemi climatici ne abbiamo forse di più gravi.

 

Quella sulle temperature di gennaio è una battuta fino ad un certo punto…

 

Abbiamo ghiacciai ridotti ai minimi termini in pochissimi anni, frequenti tempeste tropicali in zone che tropicali non sono, città come Giacarta parzialmente sommerse dall’acqua ed altre come nientemeno che Miami che nei prossimi anni rischiano di esserlo.

 

Tutto questo ha impatti devastanti sulla vita delle persone, oltre che sulle tasche dei governi costretti a riparare i danni che questi fenomeni causano.

 

In sintesi, il tema dell’ecologia e della difesa dell’ambiente non è più un argomento buono per i cartelloni dei bambini delle elementari o come oggetto di conversazione trendy per i salotti buoni, ma un argomento da affrontare con urgenza. E mi pare evidente che i governi di gran parte dei paesi del mondo ne siano consapevole.

 

Poi in questi ultimi anni abbiamo cominciato a fare i conti con qualcosa che sembrava relegato alle zone più povere del pianeta: la scarsità.

 

Chi negli ultimi mesi si è trovato ad acquistare un’auto nuova, soprattutto se con un’elevata dotazione tecnologica, è rimasto sicuramente a bocca aperta quando in concessionaria gli hanno comunicato i tempi di consegna. Biblici.

 

Conseguenza della “crisi dei chip”: una forte riduzione della consegna di questi componenti nel settore automotive (e non solo) da parte delle case produttrici, in buona parte asiatiche, assieme ad una generale riduzione nella disponibilità dei semiconduttori, ovvero le materie prime con cui sono assemblati questi chip, ha portato le aziende automobilistiche ad avere una grossa quantità di auto “quasi finite”, ferme sui piazzali, prive solo di questi piccoli componenti elettronici; auto che quindi non possono essere consegnate agli acquirenti.

 

Spostandoci dal settore automotive al farmaceutico è comparsa questi giorni la notizia che starebbero scarseggiando alcuni farmaci da banco sugli scaffali delle farmacie italiane. Una carenza che non sarebbe preoccupante secondo gli esperti, vista la disponibilità per tanti di questi farmaci dei c.d. “generici”, dovuta secondo Federfarma, tra le altre cause, anche dai paesi d’origine delle materie prime necessarie a confezionarli: Cina (da dove arrivano anche buona parte dei citati chip e semiconduttori) ed India.

 

Il valore di mercato di un bene X qualsiasi è dato, tra l’altro, dalla quantità in cui è presente sul mercato. Vale per l’oro, considerato (a volte con eccessiva confidenza) il bene rifugio per eccellenza, così come per le criptovalute, di cui ho anche scritto recentemente: il fatto che se ne possano “estrarre” una quantità limitata è stato uno degli elementi su cui fanno leva coloro che sono certi di un loro costante aumento delle quotazioni. Anche se forse che quelle stesse persone, dopo la faccenda legata al colosso FTX hanno rivolto l’attenzione anche ad altri aspetti di questo asset.

 

Una via per affrontare la scarsità di risorse e la necessità di farlo in maniera ecologica può essere il “riuso”?

 

Forse in parte sì.

 

Per dare una risposta mi riallaccio alla questione degli eventi che, se supportati politicamente e da una quantità elevata di player, soprattutto pubblici ma anche privati, hanno un elevata probabilità di successo.

 

Fenomeno Greta Thunberg a parte, sembra che oggi ci sia un sentire comune che spinge le persone non solo ad interrogarsi ma a dare anche risposte alla necessità di preservare il nostro ambiente. Ora che gli effetti della mancata tutela, in passato, del nostro ambiente, sono sotto gli occhi di tutti.

 

Parlando con un amico della raccolta differenziata dei rifiuti si ragionava su come, in pochi anni, siamo passati dal buttare qualsiasi cosa nella spazzatura, anche perché non era possibile fare diversamente, al fare attenzione al separare il tappo di plastica dal cartone di tetra pack del latte.

 

Prendendo ad esempio l’Italia, lo Stato ed i governi locali (chi prima e chi dopo) hanno tracciato una rotta, avviato un percorso che ha permesso di trasformare un problema in una risorsa, anche economica.

 

Questo per quanto riguarda l’immondizia, che rappresenta il primo grande esempio, riuscito, di riuso.

 

Ma può svilupparsi anche in altri ambiti.

 

Nell’abbigliamento ad esempio c’è Vinted. Molti come me avranno visto la loro pubblicità. Si tratta di un’azienda di e-commerce che permette di scambiare abiti ed accessori usati. Leggendo alcuni articoli su internet ho trovato due valutazioni dell’azienda (per carità da prendere con il beneficio d’inventario): la prima del 2019 stimava un valore di 1 miliardo di Euro, mentre la seconda, due anni dopo, di 3,5 miliardi. Valutazioni congrue o meno, è evidente (anche da quanta pubblicità fanno) che si tratta di un business che a quanto pare regge e regge bene.

 

Un tema caldo ora è, di nuovo, sull’automotive.

 

Pochi giorni fa il CEO di Toyota, Akio Toyoda, che già recentemente aveva più volte messo in dubbio il percorso 100% elettrico imposto alle case automobilistiche di tutto il mondo, ha lanciato un’idea che ha fatto alzare il sopracciglio a più di una persona: convertire le auto esistenti a motore termico dotandole di powertrain elettrici o a celle di idrogeno.

 

Proposta “forte” per il CEO di una casa automobilistica!

 

Subito mi è venuta in mente una scena di Ritorno al futuro – Parte II, quando nel 2015 il cattivo Griff Tannen atterrava con la sua BMW 633 CSi del 1979 trasformata in auto volante.

 

Chissà che come per altre cose i film del futuro non ci possano dare spunti interessanti.

 

Alla base di tutto quanto scritto sopra penso ci sia di nuovo la quantità: nel 1990 eravamo 5,2 miliardi di persone, oggi siamo a quota 8 miliardi. Un aumento di oltre il 50% in poco più di 30 anni!

 

Più siamo, meno cose abbiamo a disposizione per singola persona, ed in qualche maniera bisogna trovare il modo di far quadrare i conti.

 

Senza farci cacciare in malo modo dal pianeta che abitiamo.

© riproduzione riservata

               C.f. BRGDGI84A19H501U - P. Iva 16598661003 - Rea RM1672360 - Iscritto all'Albo Unico dei Consulenti Finanziari abilitati all'offerta fuori sede                                   © 2022 Diego Broglia - All Rights Reserved

Informativa sulla PrivacyInformativa sui Cookie