C.f. BRGDGI84A19H501U - P. Iva 16598661003 - Rea RM1672360 - Iscritto all'Albo Unico dei Consulenti Finanziari abilitati all'offerta fuori sede © 2022 Diego Broglia - All Rights Reserved
Malati “immaginari” di privacy
Da qualche anno a questa parte il tema della privacy e della sua tutela ha assunto un’importanza via via sempre maggiore, portando ad una normazione che ha coinvolto tanti aspetti della vita.
Questa spinta è stata in parte dovuta anche allo sviluppo di nuove tecnologie nel campo delle telecomunicazioni, che hanno aumentato l’esigenza di regole che tutelassero la riservatezza delle persone.
La possibilità di essere connessi ha sempre rappresentato un’arma, che può essere utilizzata da noi o contro di noi.
Ricordo quando ero piccolo il primo telefono cellulare che acquistò mio padre. Un Nec grigio, con cui si poteva solo telefonare e con cui non si potevano mandare nemmeno gli SMS (oggi quasi obsoleti anch’essi). Preistoria!
Era un’arma a doppio taglio: permetteva di comunicare con chi si voleva, magari per una necessità improvvisa sopraggiunta in un luogo disagevole dove non erano presenti telefoni fissi; con l’onere però di essere sempre reperibile, purché ci fosse campo. E comunque rimaneva un’arma vera e propria: lanciata in fronte a qualche malintenzionato avrebbe avuto la sua efficacia…
Con gli smartphone invece si può anche telefonare, necessità in parte sostituita dai messaggi vocali e dalle videochiamate. Questi ultimi hanno il pregio di consentirci di mettere in campo anche la comunicazione non verbale, avvicinando l’esperienza al contatto “di persona”.
Sul tema privacy gli smartphone di oggi mettono in evidenza il livello di contraddizione cui è soggetto l’uomo di oggi: costantemente connesso, nudo, osservabile dalle telecamere multiple del loro smartphone (a breve si arriverà alle telecamere laterali, ne sono sicuro…!), che spalancano occhi potenzialmente indiscreti sui tanti aspetti della loro vita, anche quelli più indiscreti.
Che effetti ha questo sul mio lavoro?
Consente a me ed ai miei clienti di essere sempre in contatto e di poter fornire loro un servizio completo, inclusa una certa vicinanza, anche se sono distante da loro centinaia di chilometri: sarebbe stato senz’altro più difficile per me, 30 anni fa, gestire i clienti che ho fuori regione in maniera adeguata.
Mette in evidenza però una delle tante distorsioni che ci appartengono, di cui siamo più o meno consapevoli: quanto effettivamente teniamo alla nostra privacy.
Qualche giorno fa ho avuto il secondo colloquio con un cliente a cui ho recentemente aperto i rapporti. Si tratta di una persona che conosco da anni e che, da quando sono passato dall’essere dipendente bancario a libero professionista, mi ha chiesto di seguire il suo patrimonio. Durante questo colloquio, dopo aver fatto una panoramica per grandi linee su come avrei “sistemato” il portafoglio che mi aveva trasferito da un altro istituto, gli dico: <<Andiamo più a fondo. Come va la relazione con la tua compagna?>>
Accenna un sorriso e sul suo volto fa trasparire una certa sorpresa.
Dato che si tratta di un imprenditore nel settore della ristorazione gli chiarisco il punto facendogli un esempio.
<<Tu senz’altro sai preparare un’ottima grigliata di “pescato del giorno”, ma se te lo chiede un cliente allergico all’aglio? Dovrebbe dirtelo lui se ha delle allergie, ma a volte i clienti danno per scontate tante cose. Invece le prime volte che venivo a cena nel tuo ristorante tu o i tuoi camerieri mi chiedevate sempre se avevo allergie o intolleranze. Oggi mi conoscete bene e non ce ne è più bisogno>>.
Ho aggiunto che comunque se mi fossi messo a scorrere la sua bacheca di Facebook un’idea abbastanza vicina alla realtà me la sarei fatta lo stesso, ma avrei impiegato più tempo.
Mi è sembrato di vivere uno di quegli sketch dello youtuber Khaby Lame…
Dopo un sorriso mi ha cominciato a raccontare vita, morte e miracoli non solo della sua relazione con la compagna, ma di tanti aspetti della sua vita.
Nel mio lavoro, per fare un buon servizio, è importante conoscere quanto più possibile delle persone di cui curiamo gli interessi. E’ importante sapere se ci sono delle allergie, delle intolleranze. Quelle che sono le nostre aspettative, i nostri gusti. Proprio come fossimo dei ristoratori. Cambia solo i piatti che serviamo.
A volte, pensando di tutelare la propria privacy, ci facciamo dei pudori senza senso che quando siamo sui social network scompaiono di colpo. E non si tratta di descrivere ad una persona, tra l’altro di fiducia visto che lo riteniamo degno di gestire il nostro patrimonio, gli “affari propri”, ma di mettere in piazza, una piazza virtuale di migliaia di potenziali “impiccioni”, notizie e immagini magari anche molto delicate. Questa è una delle distorsioni che incontro nelle persone.
Capita di rado a dire la verità.
Nella stragrande maggioranza dei casi, e qualche collega lo potrà sicuramente confermare, la figura del consulente finanziario rappresenta per le persone (perlomeno per le persone che hanno un consulente finanziario) il principale “confessore” e depositario della storia, del presente, dei desideri ed anche dei segreti dei loro clienti.
Forse proprio perché capita di rado di ricevere obiezioni sulla tutela della privacy dai miei clienti, lo sguardo sorpreso del mio cliente ristoratore, mi ha fatto pensare a come a volte abbiamo una visione distorta delle cose.
© riproduzione riservata
C.f. BRGDGI84A19H501U - P. Iva 16598661003 - Rea RM1672360 - Iscritto all'Albo Unico dei Consulenti Finanziari abilitati all'offerta fuori sede © 2022 Diego Broglia - All Rights Reserved