C.f. BRGDGI84A19H501U - P. Iva 16598661003 - Rea RM1672360 - Iscritto all'Albo Unico dei Consulenti Finanziari abilitati all'offerta fuori sede © 2022 Diego Broglia - All Rights Reserved
L’inflazione. Difficile da gestire, ma non impossibile
Quello che sta succedendo sul fronte dei prezzi al consumo mi ha fatto ripensare ai periodi, molto lunghi, in cui l’inflazione era strutturalmente molto elevata in Italia. Basti pensare che abbiamo avuto un decennio tra gli anni ’70 e ‘80 in cui il il CPI (che sta per Consumer Price Index), che misura l’andamento dei prezzi al consumo, è stato stabilmente sopra il 15% annuo, con picchi al 25% e brevi permanenze attorno al 12%.
Dobbiamo aspettarci una situazione uguale? Non credo.
Innanzitutto in quegli anni avevamo la Lira e non la moneta unica. Il nostro paese, a torto o a ragione, adottava spesso politiche monetarie espansive mirate a rendere competitivi i nostri prodotti sui mercati internazionali. Questo, assieme ad altri elementi, ha contribuito ad incrementare in maniera importante lo stock di debito pubblico, in Italia molto più elevato che altrove. Ciò amplificato dal fatto che siamo stati sempre importatori netti di energia. Senza voler dare giudizi facili, ma oggettivamente dire no alle esplorazioni petrolifere, al nucleare, affidarsi alle rinnovabili con grave ritardo non ha giovato, e la guerra in Ucraina ce lo sta ricordando ogni giorno.
Di diverso credo ci sia anche il livello di inflazione che possiamo raggiungere: non penso che arriveremo al 25% come accaduto in passato. Infine ritengo che tra i pregi e difetti che può avere la moneta unica, un vantaggio è quello di limitare impennate malsane dell’inflazione, che sarebbero difficili ed onerose da gestire.
Ragiono sul passato poiché, non avendo la sfera di cristallo, cerco di analizzarlo e confrontarlo con quello che accade oggi, cogliendone similitudini e differenze ed elaborandole per trovare una via, una bussola da seguire, nella gestione del risparmio dei miei clienti.
Una premessa: io un’inflazione alta e prolungata nel tempo (2-3 anni) me l’aspettavo. Non perché sia un genio, semplicemente perché cerco di ragionare. Quando, per via della pandemia da Covid-19 i governi di tutto il mondo hanno cominciato ad incrementare rapidamente ed in maniera importante la spesa pubblica, spazzando via in poco tempo le regole scritte (patto di stabilità in Ue) e non che mirano alla stabilità dei bilanci statali, ho cercato di immaginare come in seguito i governi sarebbero rientrati di questa spesa nuova.
I debiti dello stato si ripagano fondamentalmente con le tasse. Ma immaginando nel 2020 come sarebbe uscito il mondo dalla crisi pandemica, che aveva visto ovunque una riduzione elevatissima della produzione e dei consumi, mettere nuove tasse avrebbe innescato una spirale recessiva, bloccando la potenziale ripresa sul nascere. Ed ho pensato: svaluteranno il debito lasciando correre l’inflazione…
Prendiamo un paese X. Nell’anno zero emette 100 euro di debito per sostenere famiglie ed imprese. Se nei tre anni successivi ho un’inflazione all’8% annuo, in termini reali quei 100 euro varranno circa ¾. Aggiungiamo che per via dei tassi schiacciati, l’onere su quel debito, ovvero la cedola che lo Stato paga chi l’ha finanziato, è molto bassa (addirittura negativa per alcuni paesi solidi, come la Germania), il gioco è fatto.
Io credo che i governi avevano messo in conto che con la ripartenza dei consumi a seguito all’allentamento delle misure restrittive legate alla pandemia ci sarebbe stato un aumento tonico dei prezzi. Riaperture unite a vari colli di bottiglia che si sono create nella catena di approvvigionamento di alcuni prodotti (basti pensare al problema della scarsità di chip che affligge in primis il settore automotive) che hanno amplificato il tutto. Credo che i governi abbiano accettato un periodo di inflazione alta anche perché così avrebbero fatto riassorbire, in termini reali, una parte di quel nuovo debito emesso.
Ricordo quando, in occasione del meeting di gennaio 2021, il presidente della Fed Jerome Powell dichiarò che l’inflazione avrebbe avuto carattere transitorio; alla fine dello stesso anno dovette ammettere che transitoria non era. A gennaio era stata fatto un errore di valutazione o detta una bugia a fin di bene?
Inoltre rispondere con le tradizionali politiche restrittive, in particolare con l’aumento dei tassi, non avrebbe risolto il problema. Non ci stiamo confrontando in Europa (negli USA la situazione è già diversa) con un’inflazione dovuta all’aumento dei consumi, ma principalmente un’inflazione importata: aumento della spesa energetica (l’Europa, come l’Italia, è importatore netto di energia), rialzo di molti prodotti importati dall’Asia, aumento del costo dei trasporti marittimi ecc. Una stretta monetaria, ovvero tassi per finanziarsi che aumentano, non avrebbe comunque avuto grandi effetti.
Come sto gestendo i miei portafogli in questa fase caratterizzata da alta inflazione?
Gli strumenti che più ho utilizzato nella prima fase della pandemia (II trimestre 2020), convinto appunto di un futuro rialzo dell’inflazione sono stati alcuni ETF inflation linked, indistintamente area euro, dollaro e globali, e soprattutto in occasione della sua emissione il BTP Italia indicizzato di maggio 2020.
E’ stato utile? Direi di sì: ho evitato correzioni sulla componente obbligazionaria “a mercato”.
Successivamente, finita la spinta iniziale dell’incremento dell’inflazione, ho ripiegato su strumenti che avessero la maggior parte possibile di Gestione Separata* al loro interno. Questo perché all’aumentare dei tassi le obbligazioni presenti sul mercato tendono a diminuire di valore.
E ora?
Reputo i Titoli di Stato presenti sul mercato un’ottima opportunità per impiegare la liquidità. I rendimenti retrocessi sono appetibili, anche se attualmente proteggono solo parzialmente dall’inflazione.
Per il resto ritengo che una buona dose di prudenza, in questo periodo, sia la miglior arma che abbiamo per orientare il nostro risparmio.
* Per chi non lo sapesse la Gestione Separata è un fondo presente nelle polizze di diritto italiano c.d. rivalutabili, che anno dopo aumentano in base al rendimento di ciò che lo compone, e sono protette dai rialzi dei tassi.
© riproduzione riservata
C.f. BRGDGI84A19H501U - P. Iva 16598661003 - Rea RM1672360 - Iscritto all'Albo Unico dei Consulenti Finanziari abilitati all'offerta fuori sede © 2022 Diego Broglia - All Rights Reserved