3475447510


facebook
linkedin

               C.f. BRGDGI84A19H501U - P. Iva 16598661003 - Rea RM1672360 - Iscritto all'Albo Unico dei Consulenti Finanziari abilitati all'offerta fuori sede                                   © 2022 Diego Broglia - All Rights Reserved

7274e48e4ef665dc05cb494e4741e4118cda9b4f

Informativa sulla PrivacyInformativa sui Cookie

Criptovalute. Una partita che (per ora) l’occidente ha perso

Nelle ultime settimane il dibattito nel mondo finanziario è stato in buona parte monopolizzato dalla questione

 

FTX e dal tema delle criptovalute.

 

Il crack della principale piattaforma dedicata alla compravendita di Bitcoin & Co, a cui pare ne seguiranno altri, ha fatto scoprire miracolosamente da un giorno all’altro che nel mondo era nata e si era sviluppata una “sacca” finanziaria, se così può essere definita, al cui interno erano cascate tante persone in tutto il mondo con i loro soldi.

 

Arrivasse un alieno sulla terra oggi, e volesse capirne di più, chiederebbe sicuramente come questo sia stato possibile con tutti i controlli che ci sono sui mercati. Dopo avergli spiegato cosa sono i mercati. Immagino tutta la sua perplessità ed incredulità, mentre si gratta la testa verde e calva con le sue dita lunghe e sottili.

 

Un titolo del Sole24ore di qualche giorno fa recitava: << Affondo della Bce contro le criptovalute: «Bitcoin sarà presto irrilevante»>>.

 

Un importante membro della BCE avrebbe dichiarato una serie di cose (a titolo personale…), tra cui che le criptovalute si avviano verso l’irrilevanza, che vengono utilizzate raramente per transazioni legali e che non possono essere considerate né un investimento né una valuta.

 

E pensare che io, che sono un cretino qualunque, le stesse cose le dico da qualche anno. E rappresentavano i perché dei miei no quando alcuni miei clienti mi chiedevano di poter acquistare strumenti legati a quel “qualcosa” che era passato dal valere circa un millesimo di dollaro nel 2009 a quasi 70.000 $ lo scorso anno.

 

Giusto un paio di settimane prima dello scoppio del caso FTX ne avevo scritto:

 

https://www.linkedin.com/pulse/gli-affaroni-di-oggi-che-rischiano-essere-le-domani-diego-broglia/

 

Badate bene: credo non si debba commettere l’errore di buttare via il bambino con l’acqua sporca. La tecnologia della blockchain probabilmente sopravviverà a questo terremoto. I cambiamenti e le novità, a volte, si portano dietro delle imperfezioni più o meno grandi da limare.

 

Certo secondo me di imperfezioni nella proliferazione di queste valute “private” ce ne sono state fin troppe e credo che l’aver fatto finta di niente da parte delle autorità statali di mezzo mondo non abbia giovato a nessuno: agli investitori in primis, che hanno pagato di tasca propria queste carenze, ed alle stesse autorità che dovevano vigilare, che per l’ennesima volta hanno portato a casa una bella figuraccia e l’ulteriore perdita di fiducia e credibilità da parte dei cittadini.

 

Tanto per ricordarne qualcuna abbiamo avuto i casi di Parmalat in Italia, con il buco scoperto solo quando ormai era troppo tardi, dei bilanci greci falsificati in Europa, e della bancarotta di Lehman Brother USA.

 

Perché attendere lo scoppio del problema per prendere, forse, qualche provvedimento (per ora siamo alla sola presa di coscienza di un problema, nemmeno fatto in via ufficiale…)? Paura di prendere posizione?

 

La Cina in tal senso ha secondo me anticipato clamorosamente l’Occidente in un percorso che, magari in maniera diversa, dovremo seguire anche nel Vecchio Continente e negli Stati Uniti.

 

Un Occidente, guidato dagli Stati Uniti, che da sempre si fregiano di essere il punto di riferimento, il benchmark, un po' su tutto: politica, economia, innovazione, sport e chi più ne ha più ne metta. Ma che a volte riesce a farsi clamorosamente sorpassare di lato da quella che consideriamo “l’altra parte del mondo”. Accadde nel 1961 quando l’allora URSS inviò il primo uomo nello spazio.

 

Questa è stata la volta delle criptovalute private.

 

Lo scorso anno le autorità cinesi hanno bloccato la circolazione e l’utilizzo di questi mezzi di pagamento, rendendoli illegali. Inoltre hanno vietato l’attività di mining, ovvero la “produzione” di queste criptovalute, sul suolo nazionale.

 

Qualcuno più attento alle notizie dal mondo ricorderà che ad inizio 2022 sono cominciate ad arrivare notizie di disordini in un paese che raramente sale agli onori della cronaca, il Kazakistan. Ebbene, queste proteste erano scoppiate per l’improvvisa impennata del costo dell’energia elettrica, in quel paese storicamente basso anche per via dell’elevata produzione petrolifera.

 

Sì, ma cosa c’entrano le criptovalute?

 

Messe al bando in Cina le aziende attive nell’estrazione, mining appunto in inglese, di queste criptovalute, queste si sono trasferite dove per loro “produrre” era più conveniente. E questa produzione avviene con dei computer che garantiscono un’elevata capacità di calcolo, molto complessi che… consumano tantissima energia elettrica.

 

Come per una qualsiasi azienda tradizionale di fronte ad un ostacolo il settore ha trovato la soluzione più economica. Il tessile ad esempio ha risolto il crescente costo della manodopera delocalizzando nel sud-est asiatico ed in Nordafrica (con tutte le conseguenze negative per la manifattura europea, soprattutto nostrana).

 

Le aziende di criptovalute invece hanno individuato nel Kazakistan un’opportunità dovuta al basso costo dell’energia elettrica, che rappresenta il suo principale costo di produzione. Il trasferimento in blocco di molte di queste aziende sul suolo kazako ha generato una repentina impennata dei prezzi dell’energia elettrica, che ha appunto scatenato la protesta della popolazione.

 

Questo mi porta ad inserire una postilla sul tema delle criptovalute, legate all’inquinamento.

 

Da qualche anno, fortunatamente, sta aumentando la sensibilità verso la tutela dell’ambiente. Ci sarebbe da dilungarsi su quanto venga realizzato fattivamente e quanto invece venga fatto solo per un discorso di facciata. Magari in un’altra occasione. Basti pensare al tema delle auto elettriche, viste da molti come panacea all’inquinamento legato al mondo dei trasporti, ma i cui reali impatti ambientali sono ancora tutti da chiarire. Ecco, sarebbe opportuno che le autorità competenti, nella valutazione sul proliferare indiscriminato di queste valute private, considerino l’elevato inquinamento che questo tipo di industria comporta.

 

Tornando alla Cina, il paese asiatico non si è fermato al divieto nella produzione ed utilizzo delle criptovalute private, ma ha realizzato il passaggio successivo nell’evoluzione della moneta del suo paese: ha messo a punto la sua criptovaluta pubblica.

 

L’occidente, che negli ultimi 20 anni ha gradualmente perso il suo ruolo di guida incontrastata nel mondo, un mondo sempre più multipolare, ha perso l’occasione di guidare quella che credo sia una grande innovazione. Credo che manchi la consapevolezza che non si possa vivere di rendita, che la leadership vada conquistata ogni giorno.

 

Un po' come la nostra Nazionale di calcio, che eccessivamente confidente nelle sue presunte qualità non riesce a qualificarsi alla fase finale dei mondiali in Qatar.

 

Spero che anche nella visione di questo thriller a sfondo economico noi occidentali non ci troveremo a guardare da spettatori mentre gli altri paesi vanno avanti. Come per i Mondiali 2022.

© riproduzione riservata

               C.f. BRGDGI84A19H501U - P. Iva 16598661003 - Rea RM1672360 - Iscritto all'Albo Unico dei Consulenti Finanziari abilitati all'offerta fuori sede                                   © 2022 Diego Broglia - All Rights Reserved

Informativa sulla PrivacyInformativa sui Cookie