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Riflessioni di inizio 2024
Come tanti, anche io ho i miei riti.
Uno di questi è legato al luogo che, in casa, è quasi di mio esclusivo appannaggio: lo studio.
Ed il rito lo chiamo semplicemente riflettere.
Lo svolgo con il pc acceso, la musica nelle cuffie e SkyTg24 in muto per leggere ogni tanto la striscia delle notizie. Diversamente non avrebbe la stessa efficacia.
Riflessioni che faccio solitamente nei momenti più calmi della settimana: la sera prima o dopo cena, il sabato mattina mentre mio figlio più grande fa i compiti o come ora mentre lui ed il fratellino fanno il bagno dopo un lungo pomeriggio di gioco tutti insieme.
Trovo così il mio ambiente ideale per ragionare sui portafogli o su come prevedo andranno i mercati, le cose da acquistare o da vendere.
Apro i portafogli dei miei clienti, per monitorare questo o quello strumento, mi ricerco articoli che durante le ore calde della giornata ho messo da parte per il poco tempo e prendo appunti.
Metto in fila tutti gli elementi e, soprattutto, ragiono.
E di momenti di riflessione, a gennaio, ce ne sono stati davvero tanti.
Lo ammetto: una buona parte, soprattutto la prima settimana, sono stati dedicati ai dati commerciali, che mi hanno dato grosse soddisfazioni.
Ho raccolto poco più del 150% di quello che a gennaio 2023 mi ero prefissato come obiettivo per l’intero anno.
Obiettivo che tra l’altro, pur se consapevole delle mie capacità e della mia professionalità, era oggettivamente a dir poco sfidante e difficile da raggiungere.
E invece…
Poi ho passato un paio di settimane a concentrarmi sull’analisi delle performance dei portafogli dei miei clienti.
Ed anche qui le soddisfazioni sono state davvero tante. Perché i portafogli hanno girato come desideravo. Non solo in termini assoluti, chiaramente ben identificabili, ma soprattutto in relazione ai rischi presi, decisamente ridotti.
Ho sempre avuto un approccio prudente nei confronti dei mercati, cercando di colmare quel gap di rendimento dato dalle mie posizioni all’insegna della cautela proprio con il ragionamento.
Anche quest’anno la strategia ha funzionato.
Il resto di gennaio l’ho dedicato a capire come muovermi nei prossimi mesi.
La strada per me era già tracciata: il 31.12, come tutte le convenzioni, non ha significato nulla di più di un momento per tracciare una linea; ma non è che sia cambiato il mondo la notte di San Silvestro.
Da novembre dello scorso anno, a prescindere da notizie come l’inflazione in discesa e dalle dichiarazioni dei banchieri centrali che fino a pochi giorni fa hanno continuato ad affermare che i tassi rimarranno sostenuti anche per il 2024 ho cominciato ad allungare la duration alla componente obbligazionaria.
Per chi è più a digiuno di materia finanziaria significa che ho cominciato ad allungare la vita media residua delle obbligazioni pure e dei fondi obbligazionari. Non ho descritto in maniera precisa il concetto di duration ma è per farmi capire…
Contestualmente ho cominciato ad alleggerire gradualmente la componente governativa, che nell’anno precedente avevo sovrappesato, e che avevo acquistato quasi esclusivamente con titoli puri nostrani con scadenze comprese prevalentemente tra 4 e 8 anni, favorendo l’obbligazionario corporate.
Dell’obbligazionario corporate ho privilegiato strumenti con duration compresa fra 7 e 15 anni (tranne qualche piccola operazione con orizzonte più lungo), cominciando ad inserire qualcosa di statunitense in Dollari.
Perché?
Perché credo, come molti, che i tassi non potranno che cominciare a scendere nel medio periodo.
Una discesa, però, che non sarà rapida tanto quanto la salita che abbiamo vissuto negli ultimi 2 anni.
Perché l’inflazione, ad eccezione di qualche momentaneo passo indietro, sembra si stia gradualmente riassorbendo.
E credo che altrettanto gradualmente i banchieri centrali che a noi più interessano, ovvero Stati Uniti ed Europa, dovranno necessariamente avviare un percorso di lenta discesa dei tassi.
Lenta, appunto, ma se fosse non così lenta, magari a causa di segnali di recessione (che secondo i più dovrebbe essere scongiurata), l’effetto positivo su strumenti con duration lunga sarebbe maggiore.
E l’azionario?
Qui ci sono le incognite maggiori.
Ho talmente tante aspettative sulla discesa dei tassi che l’azionario nei miei portafogli è circa un 15% in meno rispetto a quello che il profilo di rischio dei miei clienti prevedrebbe.
Per la serie: preferisco farne meno, cercando di trovare la miglior qualità e la maggior diversificazione possibile.
E se devo mettere dentro rischio lo faccio in maniera ponderata, rivolgendomi alla leva che ci potranno fornire i tassi.
Poi ovviamente non escludo asset azionari dai portafogli: sarebbe una follia.
Ma lo faccio con prudenza.
Innanzitutto con acquisti programmati, i famosi PAC: faccio comprare in 12 momenti diversi all’anno anziché in uno solo.
Ma cosa?
I punti fermi, che costituiscono l’ossatura principale della parte azionaria, sono Statu Uniti, Europa ed Asia (con una buona fetta di Giappone). Acquistata facendo attenzione ai settori.
Da qualche mese ho cominciato acquisti graduali sulla Cina, sia quella rivolta alle esportazioni ma soprattutto quella dedicata alla produzione per il mercato domestico, che credo Xi Jinping vorrà sostenere il più possibile visto quanto sta succedendo al mercato immobiliare locale.
Ci sono i settori dell’healthcare e delle utility, che in caso di correzione dei mercati azionari tendono ad essere più “resistenti”.
Di sicuro so cosa alleggerire dai miei portafogli, e so di andare controcorrente.
Credo moltissimo, nel medio/lungo periodo, nel tecnologico. Ma tutte le mie posizioni durante l’anno sottopeseranno in maniera decisa i cosiddetti “Magnifici sette”, ovvero le 7 aziende tech che da sole pesano per circa il 30% dell’intero listino statunitense S&P 500: Alphabet (Google), Apple, Amazon, Meta (Facebook), Microsoft, Nvidia e Tesla.
Queste aziende hanno trascinato nel 2023 il listino americano (ed anche i portafogli di noi italiani, inclusi i miei), mentre le altre 493 aziende sono rimaste al palo o quasi.
Ed in questo vedo rischi di correzione per le prime sette della classe ed importanti margini di crescita per tutte le altre.
A gennaio 2025 vedrò se questi ragionamenti sono stati giusti…
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